Il mondo delle religioni n. 56 – novembre/dicembre 2012 –

C'è chi è pazzo per Dio. Chi uccide in nome della propria religione. Da Mosè, che ordinò il massacro dei Cananei, ai jihadisti di Al-Qaeda, incluso il Grande Inquisitore cattolico, il fanatismo religioso assume varie forme all'interno delle religioni monoteiste, ma ha sempre la sua origine nello stesso crogiolo identitario: uccidiamo – o prescriviamo l'uccisione – per proteggere la purezza del sangue o della fede, per difendere la comunità (o persino una cultura, come nel caso di Breznev) da coloro che la minacciano, per estendere la presa della religione sulla società. Il fanatismo religioso è una deviazione drammatica da un messaggio biblico e coranico che mira principalmente a educare gli esseri umani al rispetto degli altri. Questo è il veleno secreto dal comunitarismo: il senso di appartenenza – al popolo, all'istituzione, alla comunità – diventa più importante del messaggio stesso e "Dio" non è altro che un alibi per l'autodifesa e il dominio.

Il fanatismo religioso è stato perfettamente analizzato e denunciato dai filosofi dell'Illuminismo più di due secoli fa. Essi si batterono affinché la libertà di coscienza e di espressione potesse esistere all'interno di società ancora dominate dalla religione. Grazie a loro, oggi in Occidente siamo liberi non solo di credere o non credere, ma anche di criticare la religione e denunciarne i pericoli. Ma questa lotta e questa libertà conquistata a fatica non devono farci dimenticare che questi stessi filosofi miravano a consentire a tutti di vivere in armonia all'interno dello stesso spazio politico. La libertà di espressione, sia intellettuale che artistica, non è quindi intesa ad attaccare gli altri al solo scopo di provocare o innescare conflitti. Del resto, John Locke riteneva, in nome della pace sociale, che agli atei più virulenti dovesse essere vietato parlare in pubblico, così come ai cattolici più intransigenti! Cosa direbbe oggi a chi produce e distribuisce su internet un film patetico dal punto di vista artistico, che tocca ciò che è più sacro per i credenti musulmani – la figura del Profeta – con il solo scopo di alimentare le tensioni tra Occidente e mondo islamico? Cosa direbbe a chi vi contribuisce pubblicando nuove caricature di Maometto, con l'obiettivo di vendere giornali, alimentando le braci ancora calde della rabbia di molti musulmani in tutto il mondo? Tutto questo per quali risultati? Morti, minoranze cristiane sempre più minacciate nei paesi musulmani, tensione crescente in tutto il mondo. La lotta per la libertà di espressione – per quanto nobile – non esime da un'analisi geopolitica della situazione: gruppi estremisti sfruttano le immagini per radunare folle attorno a un nemico comune, un Occidente fantasticato, ridotto a un delirio cinematografico e a qualche caricatura.

Viviamo in un mondo interconnesso, soggetto a numerose tensioni che minacciano la pace mondiale. Ciò che i filosofi illuministi sostenevano a livello nazionale è ora valido su scala globale: le critiche caricaturali il cui unico scopo è offendere i credenti e provocare i più estremisti tra loro sono stupide e pericolose. Il loro effetto principale, soprattutto, è quello di rafforzare il campo degli amanti di Dio e di indebolire gli sforzi di coloro che cercano di stabilire un dialogo costruttivo tra culture e religioni. La libertà implica responsabilità e preoccupazione per il bene comune. Senza di esse, nessuna società è sostenibile.

 

http://www.lemondedesreligions.fr/mensuel/2012/56/

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