Il mondo delle religioni, novembre-dicembre 2005 —

Pur essendo riluttante a parlare in queste colonne di un'opera di cui sono coautore, mi è impossibile non spendere una parola sull'ultimo libro dell'Abbé Pierre, che tocca temi di scottante attualità e rischia di suscitare molte passioni. *Per quasi un anno ho raccolto le riflessioni e gli interrogativi del fondatore di Emmaüs su temi molto diversi – dal fanatismo religioso al problema del male, passando per l'Eucaristia o il peccato originale.
Dei ventotto capitoli, cinque sono dedicati a questioni di morale sessuale. Dato il rigore di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI su questo tema, le osservazioni dell'Abbé Pierre sembrano rivoluzionarie. Eppure, a ben leggere, il fondatore di Emmaüs rimane piuttosto misurato. Si dice favorevole all'ordinazione degli uomini sposati, ma afferma con forza la necessità di mantenere il celibato consacrato. Non condanna l'unione tra persone dello stesso sesso, ma auspica che il matrimonio rimanga un'istituzione sociale riservata agli eterosessuali. Egli ritiene che Gesù, essendo pienamente umano, abbia necessariamente sentito la forza del desiderio sessuale, ma afferma anche che nulla nel Vangelo ci permette di affermare se vi abbia ceduto o meno. Infine, in un ambito un po' diverso, ma altrettanto delicato, ricorda che nessun argomento teologico decisivo sembra opporsi all'ordinazione delle donne e che questa questione è soprattutto una questione di evoluzione delle mentalità, segnate fino ai nostri giorni da un certo disprezzo per il "sesso debole".
Se le parole dell'Abbé Pierre non mancheranno di suscitare scalpore all'interno della Chiesa cattolica, non è perché tendano ad assolvere il relativismo morale del nostro tempo (il che sarebbe una prova molto dura), ma perché aprono una discussione sulla questione, divenuta un vero e proprio tabù, della sessualità. Ed è proprio perché questo dibattito è stato congelato da Roma che le osservazioni e gli interrogativi posti dall'Abbé Pierre sono cruciali per alcuni, inquietanti per altri. Ho assistito a questo dibattito all'interno di Emmaüs prima della pubblicazione del libro, quando l'Abbé Pierre ha dato il manoscritto a chi gli stava intorno perché lo leggesse. Alcuni erano entusiasti, altri a disagio e critici. Rendo omaggio anche ai vari responsabili di Emmaus che, qualunque fosse la loro opinione, hanno rispettato la scelta del loro fondatore di pubblicare questo libro così com'era. A uno di loro, preoccupato per l'ampio spazio dedicato nell'opera alle questioni della sessualità – e ancor più per il modo in cui i media ne avrebbero parlato – l'Abbé Pierre ha sottolineato che queste questioni di morale sessuale occupavano in definitiva un posto molto limitato nei Vangeli. Ma è proprio perché la Chiesa attribuiva grande importanza a queste questioni che si è sentito in dovere di parlarne, poiché molti cristiani e non cristiani erano sconvolti dalle posizioni intransigenti del Vaticano su questioni che non riguardano i fondamenti della fede e che meritano un vero dibattito.
Condivido pienamente il punto di vista del fondatore di Emmaus. Aggiungerei: se i Vangeli – a cui dedichiamo il nostro dossier – non insistono su queste questioni, è perché non mirano primariamente a costituire una morale individuale o collettiva, ma ad aprire il cuore di ogni persona a un abisso capace di sconvolgere e riorientare la sua vita. Concentrandosi troppo sui dogmi e sulle norme a scapito della semplice proclamazione del messaggio di Gesù che ha detto "Siate misericordiosi" e "Non giudicate", la Chiesa non è forse diventata, per molti dei nostri contemporanei, un vero ostacolo alla scoperta della persona e del messaggio di Cristo? Nessuno è forse oggi meglio posizionato dell'Abbé Pierre, che è stato uno dei migliori testimoni del messaggio evangelico per settant'anni, per preoccuparsene.

*Abbé Pierre, con Frédéric Lenoir, "Mio Dio... Perché?" Brevi meditazioni sulla fede cristiana e sul senso della vita, Plon, 27 ottobre 2005.